domenica, Aprile 28, 2024

Concorso Pesaro52 Nuovo Cinema. Premio Lino Micciché. Where I Grow Old di Marília Rocha

Attori non professionisti e una città dall’anima profondamente latina fanno di A cidade onde envelheço un affresco colorato e vitale, che si sviluppa ed espande tridimensionalmente travalicando i confini del visivo.
La città e i suoi abitanti, la qualità della vita nell’ambiente che l’uomo modifica e plasma a sua misura, l’esigenza forte di una relazione tra corpo e spazio in cui vivere, di un luogo dove tutto risponda a criteri di vivibilità e benessere nel rapporto con gli altri, sono i temi del film e Francisca (Francisca Manuel) e Teresa (Elizabete Francisca) le due protagoniste.
La prima è una donna portoghese sui trent’anni che vive a Belo Horizonte da quasi un anno, l’altra un’amica della prima gioventù in arrivo dall’Europa, sua ospite. Non importa sapere perché siano partite da Lisbona per approdare lì, cosa ci sia alle loro spalle e perché l’abbiano lasciato. Il tempo del film è quello di una scelta per il futuro, importante e definitiva.
Personalità molto diverse, introversa e solitaria Francisca, curiosa del mondo ed esuberante Teresa, più che l’antica amicizia le unisce la ricerca comune del luogo in cui continuare a vivere, forse anche invecchiare, benchè l’idea sembri stravagante vista da tale distanza. A trent’anni capita di ridere pensando alla vecchiaia e l’idea di radicarsi in un luogo può sembrare un non problema, un’aspirazione peregrina in tempi di nomadismo planetario, ma volere a quell’età un approdo definitivo per vivere e poi invecchiare è stranezza solo apparente.
A cidade onde envelheço è il bisogno molto intimo di radicamento in un luogo da amare, in cui approdare ed ammainare le vele.
Condizione esistenziale antica, mai superata da tempi e mode, il film proietta verso il futuro la dimensione di un sogno, quello di una terra dove fermarsi per entrare “ in competizione con la morte ” *.
Con una partitura emozionale aliena da intensificazioni drammatiche, Marília Rocha introduce un pensiero forte sul tempo e lo plasma intorno a due personaggi centro di una coralità cittadina animata e accogliente.
Segnando con stile tutto occidentale la differenza rispetto al pensiero canonico delle filosofie orientali, secondo cui “ l’uomo che invecchia se ne va nei boschi”*, Francisca e Teresa pensano alla resurrezione di uno spirito cittadino che restituisca alla piazza il suo primo movente, non economico o religioso, ma politico. La città, cioè, come fine della migrazione infinita, la piazza come liquidazione definitiva del nomadismo affettivo cresciuto nel mondo dopo Babele.
Ombelico della città, nata all’interno di un sistema simbolico in cui la gente del luogo diventa protagonista di una rappresentazione infinita, la piazza è soprattutto orizzonte di senso.
Si esce dalla porta ed è come se si fosse in un film ” dice Teresa all’amica, e “rilassato“, “sciolto” e “socievole” le sue definizioni dell’ambiente di Belo Horizonte.
Eppure la città è lontana dalle cartoline patinate del Brasile turistico, la voce di Caetano Veloso accompagna una carrellata veloce fra le immagini di una sequenza molto esplicita in tal senso. Gli spazi suburbani, le case, le strade, la folla, tutto ricorda le periferie degradate del mondo e il ricordo di Lisbona, del suo oceano e del suo grande fiume, del “sale sulla pelle” , a volte preme.
Una sottile malinconia, una saudade tutta portoghese scorre come fiume carsico sotto la superficie di leggera, divertita adesione alla vita di tutti i giorni delle due amiche. I caratteri diversi le porteranno a scelte opposte, la città “in cui invecchiare” sarà quindi il loro specchio e su quella continueranno a plasmare la propria immagine.

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* P. Roth, Ho sposato un comunista,1988

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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